Chi l’ha detto che per vincere oggi nel mondo dei motori bisogna essere dei ragazzini alla Max Verstappen. Davide Forè, Alessandro Piccini e un certo Valentino Rossi negli ultimi 15 giorni ci hanno dimostrato il contrario.
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[dropcap]H[/dropcap]a iniziato Alessandro Piccini il 10 aprile 2016, sulla pista di Siena, a suonare la carica dei “diversamente giovani” del mondo a motori. Piccini, 4 mondiali in carriera con i kart a marce, un vero e proprio simbolo del nostro sport, non guida un kart da due anni. A 50 anni, infatti, decide che è forse il caso di smetterla, anche perché c’è da seguire Alessio, suo figlio, che in KZ2 corre con il Tony Kart Racing Team nelle competizioni più importanti a livello internazionale.
Però succede che una domenica di aprile, Piccini a 52 anni suonati, risale su un kart per una gara locale, a Siena. E cosa fa? Vince! Ok, in pista non c’erano Lammers, Ardigò e Lennox-Lamb, però corrono comunque ragazzi che hanno meno della metà dei suoi anni e che solitamente partecipano (e vincono) nelle gare di maggior prestigio a livello nazionale. Che dire… giù il cappello.
Dieci giorni fa un certo Valentino Rossi, si prende il lusso di mettere in fila due spagnoli velocissimi e irriverenti proprio in casa loro, in Spagna. La storia la sapete, quotidiani, social, web e TV sono stati inondati della immagini che hanno ritratto l’accaduto che, a quanto pare, potrebbe non rimanere un fatto isolato.
E veniamo a domenica scorsa, 1 maggio 2016. L’obiettivo si sposta in Germania, a Wackersdorf, per il campionato tedesco DKM. È il campionato tedesco, che non è l’europeo, il mondiale o la WSK. Però la entry list presenta molti nomi pensanti: Marco Ardigò, Jorrit Pex, Paolo De Conto… Solo per dirne alcuni. Tra questi anche Davide Forè che – lo abbiamo sentito con le nostre orecchie nel paddock – molti danno per vecchio, da pensionare, finito… Bene, il vecchietto domenica vince davanti a tutti quei nomi. Potrete poi venire a raccontare che proprio in finale l’umidità è aumentata, quindi lui è stato favorito. Che erano tutti lì a fare dei test e lui è l’unico che si è impegnato come se fosse il mondiale. Insomma, potrete trovare tutte le scuse che volete per sminuire o giustificare il risultato che forse non molti si sarebbero aspettati. Però alla fine lui ha vinto. Punto.
E questo deve bastare a farci riflettere. Su cosa? Su alcuni atteggiamenti, frasi leggere e giudizi ai quali a volte ci si lascia andare. Bisogna pensare che ogni tanto, forse, ai nostri campioni dobbiamo maggiore rispetto, dobbiamo tenerli più da conto. I vari Piccini, Manetti, Beggio, Rossi (facciamo solo i primi nomi che ci passano per la testa, nessuno si offenda) sono un pezzo di storia del karting, che ancora oggi sanno o potrebbero dire la loro con un kart sotto il sedere anche se non più in peso forma, anche se lontani da un volante da anni. E per questo vanno rispettati e protetti. Pensiamoci la prossima volta che li incrociamo nel paddock o che apriamo la bocca per parlare di uno di loro.
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