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TKART magazine Editoriale | Gianmaria Bruni: la mia storia, dal kart alla Ferrari e la Porsche GT
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GIANMARIA BRUNI
LA MIA STORIA, DAL KART ALLA FERRARI E LA PORSCHE GT

TKART Staff
02 Luglio 2020

Alle elementari, si sa, capita di imitare i propri compagni di classe: la cartella più bella, l’astuccio più colorato, il kart... Cosa? Il kart? Già. A Gianmaria Bruni è capitato così: ha sentito un compagno raccontare del suo kart e ha convinto il papà, fino ad allora non un appassionato di motori, a comprarne uno anche a lui e portarlo sulla Pista d’Oro di Roma per fare dei primi giri.

Giri fatti bene, tanto che al piccolo Gianmaria viene voglia di non scendere più e provare a confrontarsi il prima possibile con una gara vera. Magari di quelle che devi avere almeno 12 anni. Come si fa? Un piccolo ritocco ai documenti per correre e, complice un aspetto che regala qualche anno più del vero, il gioco è fatto.

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E poi? “Poi successe - racconta - che al secondo campionato junior che correvo a Genk, in Belgio, mi beccarono e mi squalificarono per qualche mese. Con il risultato che anche quando compii l’età giusta non mi volevano riammettere alle corse e mio papà mandò una lettera a Buser (allora Presidente della CIK-FIA, n.d.r.) con la mia pagella scolastica per dimostrare la mia effettiva età”.
Ok, la storia forse non è propriamente educativa, ma divertente. Come prosegue?
“Prosegue con il fatto che io, in kart, mi divertivo tantissimo, anche se come pilota ufficiale ho avuto solo una breve esperienza con la Tony Kart in una prova dell’Europeo del ’96 e, alla fine, non ho mai fatto grandi risultati. Sono passato presto alle auto e, può sembrare strano, ma mi sono trovato subito a mio agio. Avevo 15 anni e mi capitò l’opportunità di partecipare ai corsi che Henry Morrogh teneva per i giovani piloti a Magione. A dire la verità l’età minima era 16 anni (allora è un vizio! n.d.r.), ma in quell’occasione bastò una lettera di mio padre e fui ammesso. Come detto, mi adattai subito, e non volendo far spendere a mio papà altri soldi per farmi correre in kart, preferii limitarmi alle auto, anche se nell’immediato non c’erano prospettive e feci solo qualche prova con la Formula Campus. L’occasione arrivò quando venni a conoscenza che il team Rombo cercava un pilota per la Formula Renault Campus. Campionato che conquistasti nel ’98 guadagnandomi il passaggio in Formula Renault Europa con la JD Motorsport. Vinsi anche quel campionato e l’anno successivo corsi in Inghilterra nella Formula 3. Un campionato difficile, molto combattuto e con piloti veramente forti. Mi difesi bene: arrivai 5° il primo anno e 4° il secondo, riuscendo a vincere una gara. Ma, al di là dei risultati, l’esperienza in Inghilterra mi ha formato tantissimo, come uomo e come pilota”.

Nato a Roma nel 1981 ha iniziato la carriera con i kart, senza ottenere grandi risultati. Approdato in F1 con Minardi, è poi nelle categorie GT che ha scritto le pagine più belle di una carriera importante

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1998, Formula Campus. Campionato vinto da Bruni al volante di una vettura del Team Rombo.
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Dopo Formula Renault Italia ed Europa, Bruni ha corso per due anni nel Campionato Britannico di F3.
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Stagione 2006, in GP2. Per Bruni, quell’anno, due vittorie con pole: a Imola e Hockenheim.
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Sul podio di Hockenheim dopo una vittoria in GP2.
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