Ricerche frequenti
Di fronte alla domanda “Qual è la più grande rivoluzione tecnica del karting a non essersi mai avverata?”, persino un opinion leader del motorsport come Kees van de Grint, che la storia del karting la conosce, e l’ha vissuta, praticamente tutta, mostra qualche momento di esitazione. Attimi che restituiscono la misura della quantità di idee potenzialmente rivoluzionarie, ma mai concretizzate del tutto, che si sono susseguite nella storia di questo sport sin dal 1956, anno della sua nascita negli Stati Uniti. A Kees, comunque, basta riflettere giusto un attimo per avere la prima “illuminazione” di questo racconto: telaio Robardie (prodotto da Bengt Peterson negli Anni ‘60, già incontrato nel viaggio che abbiamo condotto, sempre grazie a Kees van de Grint, nelle “Quattro ere tecniche del go-kart”) denominato X2, che debuttò nel 1971. Un kart con un assale rivoluzionario che, addirittura, presentava ruote posteriori con una campanatura negativa, per favorire la tenuta di strada e, di conseguenza, una velocità di percorrenza delle curve maggiore. “Come è possibile?”, penserete… Nei kart, il camber (l’angolo che regola l’incidenza del battistrada sull’asfalto) è regolabile solo all’avantreno, mentre al posteriore la presenza di un assale rigido, un “pezzo” unico, rende tale regolazione impossibile. È proprio su questo aspetto che intervenne l’estro creativo dello svedese Thomas Nilsson, campione del mondo di kart nel 1968, e di suo padre, entrambi proprietari dell’azienda Te Ge Motor e produttori del Robardie (di cui avevano “ereditato” il marchio dall’amico Bengt Peterson).