Dopo aver affrontato il tema dei “banchi prova motore” (con l’articolo “Dossier - Guida ai banchi prova potenza per motori da kart”) e quello delle “sale prove” (con l’articolo “Dossier | Tutto sulle sale prove motori”), eccoci finalmente nella condizione di poter effettuare le nostre prime prove. Ci siamo affidati, ancora una volta in questo nostro percorso all’interno del mondo delle prove motore, alla struttura del quattro volte campione del mondo Alessandro Piccini (la ricordate? “Una volta nella vita - L’officina dei sogni esiste, noi ci siamo stati!”), alla sua iper accessoriata sala prove e al suo banco Dynojet 250i. Un modello a rulli, quindi con la possibilità di installare il kart direttamente su di esso. Nota del redattore: a meno che tu non sia già un kartista mediamente esperto in materia, ti consigliamo vivamente di leggere gli articoli indicati sopra, prima di procedere con la lettura di questo. Alcuni concetti affrontati in precedenza, non sono stati rispiegati nelle slide successive: quindi il rischio è che alcuni concetti non siano pienamente comprensibili.
La risposta su quale importanza ricopra, per un motore, la fase di prove al banco, ce la fornisce Giampaolo Borghi, della nota azienda di banchi prova potenza Borghi & Saveri, che ingaggiato da Ferrari oltre quarant’anni fa per produrre banchi prova adatti a testare i loro motori, ricorda una frase che gli disse l’ingegner Enzo Ferrari in persona: “La sala prove è come la sala parto, deve essere sempre funzionante. In officina possiamo stringere bulloni, controllare i materiali e perfezionare i basamenti, ma quando un bimbo esce dal grembo materno, va in sala parto ed è lì che inizia a vivere”. Ed effettivamente il paragone regge. Perché una volta progettato/realizzato, piuttosto che comprato, un motore, se l’obiettivo è “farlo crescere” (in termini di performance e affidabilità), l’unica strada percorribile per ottenere risultati tangibili e di valore è effettuare delle prove al banco in una sala prove. Questo, infatti, permette, da un lato, di arrivare in gara con motori oggettivamente performanti. Dall’altro, effettuare delle prove al banco consente di crearsi un base dati (a livello di setup della carburazione o del motore stesso) solida e pronta da essere consultata all’occorrenza in pista, a seconda delle condizioni che ci si trova ad affrontare, senza dover perdere troppo tempo sul campo o modificare per tentativi. Grazie a questo “Come fare a” vi guideremo passo a passo nei passaggi base per ottimizzare i tempi, sfruttare ogni minuto e far valere ogni centesimo che spenderete durante le vostre prove al banco.
Selezionato il banco prova che fa al caso nostro, bisogna predisporre area e motore al fine di avere tutto (componentistica e attrezzi) a portata di mano durante la sessione. Mai come in questo caso è il tempo a disposizione a fare la differenza. Innanzitutto consigliamo vivamente di presentarsi al banco con tutte le componenti del motore in condizioni di totale pulizia e, se possibile, con uno stato di usura limitato. Questo sia per ottenere dati migliori sia per garantire maggiore affidabilità del propulsore, che durante i test sarà sottoposto a grandi stress meccanici. Per quanto riguarda il set-up generale, invece, è importante annotare a inizio prova tutte le caratteristiche principali (carburazione, squish, eventuale anticipi, albero motore utilizzato, ecc. ecc.) e aggiornare la scheda ad ogni modifica, in modo da avere sempre l’esatta fotografia, in ogni dettaglio, del motore testato. Queste informazioni saranno molto utili quando si andranno a valutare e interpretare i dati registrati durante le prove. Nel nostro caso, il banco prova prescelto rileva e salva i valori atmosferici, oltre a quelli principali di funzionamento del motore, generalmente: rpm, temperatura motore, potenza e coppia. Tenete conto, però, che si possono eventualmente rilevare altre tipologie di dati, grazie a sonde supplementari che possono essere cablate: gli optional del banco per intenderci. Per quanto riguarda, invece, il rapporto da utilizzare, dovrebbe rimanere sempre lo stesso, anche tra prove diverse. Ogni rapporto può andar bene, ma di solito si tende a prediligerne uno né troppo corto né troppo lungo, al fine di rimanere all’interno di un range di utilizzo medio. L’importante è che l’accoppiamento pignone-catena-corona sia ottimale, quindi con componenti che offrono un pari livello di utilizzo e tendenzialmente nuove o molto poco usurate.