KART BIREL CAMPIONI
A 20 ANNI DI DISTANZA
Marijn Kremers nel 2019 ha riportato il binomio Birel ART/TM Racing alla vittoria del mondiale shifter con il telaio CRY 30 S10. Un successo che mancava dal 2000, quando Gianluca Beggio vinse il mondiale Formula C a Mariembourg con il telaio CQ32 (le vittorie Birel/TM dal 2003 al 2005 avvennero nella Coppa del Mondo, non nel Mondiale). Abbiamo messo a confronto i due kart per analizzare cambiamenti ed evoluzioni degli ultimi 20 anni.
I TELAI:
CQ32 vs CRY30 S10
20 anni sono tanti nel mondo dello sport, specie per le discipline legate ai motori, in cui le evoluzioni tecnologiche hanno un peso importante. Eppure, confrontando il Birel ART vincitore del FIA Karting World Championship 2019 con il CQ32, vincitore nel 2000, sono tanti anche gli aspetti comuni. Non mancano, poi, le differenze dovute ai cambi di regolamento. Ogni dettaglio merita di essere analizzato in profondità.
Al di là dell’estetica, la principale differenza tra i telai 2019 e 2000 è dovuta al fattore che forse più influenza la progettazione: le gomme. Il CQ32 di Gianluca Beggio montava degli pneumatici Bridgestone dotati di carcassa in kevlar e una mescola decisamente performante che permetteva di correre con pressioni molto basse (0,4 bar). Per sfruttarle, il telaio aveva essenzialmente due obiettivi: tenere il kart incollato a terra e massimizzare la trazione.
Le Bridgestone del CRY30 S10 sono parenti molto lontane di quelle coperture, a causa di norme regolamentari introdotte dalla federazione per impedire l’uso di materiali inquinanti e mettere un tetto ai costi: le caratteristiche degli pneumatici attuali hanno portato allo sviluppo di telai più equilibrati.
Nel complesso, la forma di un telaio di 20 anni fa non si discosta molto da quella attuale. Per quel che riguarda il Birel CQ32 la differenza principale è nel profilo parabolico dei longheroni. Questi vanno poi a saldarsi ad altri due tubi nella zona del serbatoio, al contrario di quanto accade per il telaio del CRY30, i cui longheroni sono costituiti da un unico tubo che va dalle C all’attacco del paraurti posteriore. Le curve del telaio 2019, inoltre, seguono un profilo più spigoloso, che ha subìto ulteriori ritocchi in vista dell’appuntamento iridato.
Cambiano anche i diametri dei tubi: quasi tutti da 32 mm per il CQ32 (tranne quelli che collegano le C al tubo orizzontale davanti al sedile e a cui sono saldati i longheroni); tutti da 30 mm per il CRY30. Solitamente, i telai destinati alle categorie con cambio di marcia utilizzano tubi da 32 mm, che offrono più rigidità e resistenza alle sollecitazioni. L’impiego del Ø 30 mm va incontro al tipo di gomma impiegata in KZ, puntando a sfruttarla nel migliore dei modi.
Per realizzare il CRY30 S10, Birel ART si avvale di tecniche di saldatura robotizzata all’avanguardia che garantiscono precisione e un risultato uniforme per ogni scocca. Al contrario, le saldature del CQ32 erano tutte realizzate a mano. La differenza nel metodo produttivo è senza dubbio importante, ma a livello tecnico la questione è dibattuta: non mancano ancora oggi i costruttori, anche importanti, che continuano a preferire la saldatura manuale eseguita da tecnici specializzati (coadiuvati da saldatrici di ultima generazione) rispetto a una saldatura completamente automatizzata.
LO SVILUPPO
Le norme introdotte per gli pneumatici non hanno solo modificato le performance, il disegno e il comportamento dei telai ma anche il modo stesso in cui una casa procede nella progettazione di quest’ultimo.
La continuità di gare di oggi era assente alla fine degli Anni 90; i team ufficiali, di fatto, preparavano solo l’evento importante (Mondiale e/o Europeo) effettuando delle sessioni di test con i produttori di pneumatici a partire da un paio di mesi prima. Essendo libere di scegliere, le squadre provavano gomme differenti, anche di vari marchi (Vega, Bridgestone e Dunlop), fino a trovare quella ritenuta più performante per la pista e il periodo dell’anno in cui era prevista la gara. Piloti di uno stesso team potevano correre con pneumatici differenti e la personalizzazione era davvero estremizzata. Se, poi, si riteneva che l’accoppiata pneumatici-telaio fosse ancora migliorabile, si tornava al lavoro per ritoccare le quote della scocca.
Il regolamento attuale ha cambiato totalmente le cose, imponendo una gomma uguale per tutti e omologhe degli pneumatici della durata di 3 anni. Oggi bisogna essere competitivi in ogni condizione e per molte più gare all’anno, per questo è lecito usare la parola sviluppo quando si parla della progettazione di un kart: le squadre fanno un lavoro di raccolta dati continuo; gli ingegneri evolvono i progetti a piccoli passi, cercando di rendere il telaio efficace per ogni stile di guida; i tester vanno in pista anche più di due volte a settimana per tutta la stagione.