LA CLASSIFICA DEI 30 KART PIÙ BIZZARRI DELLA STORIA
Ripercorriamo gli ultimi 30 anni di storia del kart, mettendo in classifica, dal 30° al 1°, i telai dal disegno più bizzarro che si siano mai visti. Con un po’ di irriverenza e ironia, ma consapevoli che anche loro hanno contribuito ad arricchire il bellissimo viaggio del karting.
I TELAI DEL KART SONO TUTTI UGUALI…
Tante volte si sente ripetere che, in fondo, le scocche dei kart sono tutte uguali. Da un lato l’affermazione ha un fondo di verità, perché oggi i telai più utilizzati dalle principali Case costruttrici hanno geometrie effettivamente molto simili che hanno dimostrato di garantire performance e affidabilità. Dall’altro, però, ricerca e sviluppo non si sono mai fermate e, ieri come oggi, telai con curve e geometrie diverse non mancano. A volte con buoni riscontri anche in pista, quasi sempre con discutibili riscontri estetici.
Partendo dalla sessione del 1984, abbiamo sfogliato i “libri delle omologhe” della Federazione e stilato una classifica dei 30 telai più strani mai prodotti. Pronti per il viaggio? Partiamo!
Per il 70% (a partire dal posteriore) è un kart quasi normale. Davanti è abbastanza delirante. Ha il paraurti “incorporato” nel telaio (formato da un tubo da 28 mm di diametro) e l’anteriore che sembra un cappello (la traversa che unisce le “C” è da 32 mm, tutto il resto del telaio è da 30). Facendo una media di normalità e stranezze, si piazza al trentesimo posto d’ufficio.
Un avantreno con tubi da 30 mm e un posteriore con tubi da 32, imbullonati nella zona del piantone. Originale, ma non scala la classifica perché Haase ha fatto “di meglio” e perché la scocca andava forte. A Lonato, Mondiale ’96, Toninelli, in FA, girava coi tempi della FSA. 27° in griglia, chiuse la prefinale 4°. In finale, con mezzo giro di vantaggio, il titolo sfumò solo per la rottura di una biella
Questa è roba piuttosto recente, si parla di 2009. Un applauso al coraggio di fare qualcosa di diverso in un’epoca avara di originalità. Curve… quasi non ce n’è. L’anteriore è 190 mm più largo del posteriore. Il freno è al centro dell’assale. L’idea è rendere il telaio adatto a tutti i tipi di gomme e le condizioni dell’asfalto. Con Aaro Vainio ha rischiato di vincere delle belle gare.
Per metà (quella dietro) anche lui è un kart quasi normale. L’altra metà, davanti, secondo noi potrebbe stabilire il record per centimetri quadrati della pianalina, che sembra più la serranda di un box. I tubi sono una media tra quelli da 30 e 32, nel senso che sono tutti da 31 mm. Fa eccezione la barra contrassegnata come B6 che è da 28 mm. Oversize la lunghezza totale: 1570 mm.
L’impressione è che ci sia uno spreco di tubi esagerato. I due longheroni principali sono lunghi un’eternità, pieni di curve e pure di una chicane. Dalla scheda di omologa il numero delle curve del telaio è 13! (In genere nei telai moderni sono 9). Una menzione particolare alla traversa sotto il sedile, che farebbe classifica da sola.
Ci scusiamo con il BRM Pool (vedi sopra, posizione 26): anche in epoca moderna ci sono telai con 13 curve. Una posizione in più per il DKR perché vince a numero di tubi: 8 contro 6. Qui si risparmia sulle saldature, ma si esagera con la piegatubi. Il tubo interno a “U” è veramente notevole. Praticamente un telaio concentrico: sposa la filosofia del “kart dentro il kart”.
La sensazione è che, da qualche parte, manchi un pezzo. Se prima si esagerava a pieghe, BRM e DKR insegnano, qui si è andati al risparmio: 7. Anche la lunghezza totale è di soli 1.362 mm. Forse, con i tubi di 3 Sodi F, gli altri fanno 2 telai scarsi. Contro la crisi, potrebbe essere una buona idea. Il nome “F” è un richiamo allo storico Sodi Futura?
Il concetto è quello del Sodi F che lo precede nella nostra classifica, ma qui siamo nel 1994: un bel po’ prima. La traversa che unisce le “C” sembra fatta di plastilina (ma è l’unico tubo da 32 mm, mentre tutti gli altri sono da 30) , e le “C” stesse, senza le barrettine di supporto, appaiono un po’ “ballerine”. Il retrotreno sembra la parte dove siano stati messi tutti i tubi avanzati.
Tanta confusione. Forse anche nella mente del progettista. Ricorda il Biesse (vedi sopra) ma, ci permettiamo, è più brutto e arriva 3 anni dopo: aggravante. Nella parte centrale si raddoppiano i tubi, uno di fianco all’altro. Non ci è dato sapere il peso, peccato. Ancora una volta, si arriva a 13 curve: che sia una categoria di telai fatta apposta?
Sgraziato, questa la prima considerazione che ci viene guardando il telaio. Ricorda l’Haase Blizzard, ma appare ancora più diviso in due (nonostante qui le due parti siano saldate insieme e non imbullonate come nell’Haase): il posteriore è un “mezzo delta”; l’anteriore… è a Cheesburger. Non troviamo una definizione migliore.