Gli pneumatici da kart sono tanti e diversi, per marca e per tipo. Nelle competizioni ufficiali sono imposti per regolamento; quando si gira per divertimento… c’è piena libertà. Un dubbio, però, assilla gli appassionati: quale gomma comprare? Più dura, e quindi più duratura, ma meno prestazionale? Oppure più morbida e con maggiore grip, ma con una vita più breve? E qual è questa vita? Inoltre: come evolvono le prestazioni giro dopo giro? Quanto decadono?
Siamo andati in pista per trovare qualche risposta
Testare la vita e la durata delle prestazioni delle Vega Bianche
Con un long run di oltre 100 km, diviso in sessioni di 10 giri.
Prova 1: 10 giri con gomme nuove
Prova 2: dagli 11 ai 20 giri
Prova 3: dai 21 ai 30 giri
Prova 4: dai 31 ai 40 giri
Prova 5: dai 41 ai 50 giri
Prova 6: dai 51 ai 60 giri
Prova 7: dai 61 ai 70 giri
All’Adria Karting Raceway di Adria (RO)
Asfalto curato e regolare, con buon grip (ma non estremo) a seguito della gara nel fine settimana precedente al test
Larghezza anteriore | 5 tacche |
Larghezza posteriore | 140 cm |
Camber | Negativo |
Caster | Positivo (carico) |
Altezza posteriore | Basso |
Altezza anteriore | Neutro |
È noto come in tutti gli sport motoristici le gomme nuove offrano, nei primi giri, prestazioni che in genere non si riescono a ripetere in quelli successivi. Per questo, nei primi 10 giri del test, decidiamo di simulare una sessione di prove di qualificazione. In partenza teniamo le pressioni delle Vega Bianche più basse con l’obiettivo di raggiungere durante il test le pressioni ideali di esercizio consigliate: 0,78 – 0,82 bar. Nell’impostare le pressioni teniamo anche conto del maggior riscaldamento delle gomme in trazione e di quelle esterne, cioè quelle a sinistra, visto che il circuito di Adria viene percorso in senso orario.
Entrati in pista le gomme mostrano subito buon grip. I tempi si attestano immediatamente su valori importanti, appena sopra i 53”, per poi scendere in due occasioni sul 52”980 e 52”960. Solo all’8° giro, però, esce un tempo di 52”620: il tempo migliore della sessione. Allo stop, la misurazione della pressione indica per tutte e 4 le gomme lo stesso valore: 0,80 bar. Perfetto!
I battistrada indicano un comportamento ottimale della gomma, con solo un accenno di eccessivo scivolamento per la gomma posteriore esterna, la più sollecitata. Questo aspetto si nota nella parte interna del battistrada, per circa 3-4 cm di larghezza. Ciò può derivare da molti aspetti: la pista non sufficientemente gommata che fa scivolare il kart un po’ troppo, l’assale troppo morbido, un avantreno troppo carico… A ogni modo gli pneumatici dicono che l’assetto è corretto, con piccole criticità al posteriore.
Dopo il primo turno il grip è sempre ottimale e la guida è ben controllabile, anche se portata all’estremo. I tempi sono validi, ma in nessun modo si riesce a ripetere l’exploit del primo turno. Il miglior tempo arriva al secondo giro cronometrato (il terzo si si considera quello di lancio), con 53”920. Si scende ancora sotto i 54” al quarto giro, ma dalla quinta tornata in poi si rimane fissi intorno al 54”2. Una volta rientrati ai box, le pressioni sono variate poco rispetto al primo turno, ma sono comunque un po’ meno “perfette”.
I battistrada mostrano ancora un buon assetto, con la superficie granulosa ma non in modo eccessivo. La gomma posteriore esterna conferma lo scivolamento accentuato, con la parte interna del battistrada più liscia e lucida.
Iniziamo ad aver percorso un po’ di giri: più o meno è come se fossimo a metà gara dopo aver effettuato le prove di qualificazione (circa 10 minuti). Le gomme sono abbastanza stabili e si continua a girare sugli stessi tempi della fine del turno precedente (intorno ai 54”2), con un miglior giro, il terzo, di 54”160. In pratica, siamo oramai a 540 millesimi di secondo dal tempo migliore in qualifica, senza aver modificato in alcun modo la quantità di miscela nel serbatoio all’inizio di ogni turno.
Un problema al filtro dell’aria ci fa rientrare più lentamente ai box. Ciò si vede anche dalla superficie molto irregolare dei battistrada, che mostra come la gomma calda si sia incollata all’asfalto nei due giri finali più lenti. Anche le pressioni si sono tutte abbassate, mettendo in luce come un paio di giri lenti possano modificare completamente la situazione delle gomme al rientro ai box.