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Il mondo del kart in lutto per la scomparsa di Claudio Flenghi
Max Bernardi
13 Luglio 2020

Il fondatore della TM Racing, vero e proprio simbolo del kart con motore a marce negli ultimi decenni, ci ha lasciati domenica 12 luglio 2020. Il ricordo di TKART.

Claudio Flenghi non c'è più e mi sembra impossibile. Non ero un suo amico e tra noi c'era una misurata confidenza, come può esserci tra persone di generazioni diverse. Però operando nel settore del karting e avendo avuto la fortuna di poterlo conoscere e di collaborare con TM Racing per quanto riguarda la divisione kart, lo ritenevo ovviamente, vuoi per il blasone della sua azienda, vuoi per le innumerevoli vittorie conseguite con i suoi motori, un riferimento assoluto. E come tutti i riferimenti, ci fai affidamento, li ritieni intoccabili. Invece ieri mattina il signor Flenghi se ne è andato, per me senza preavviso. Ho appreso solo dopo che da qualche mese aveva iniziato ad accusare problemi di salute sempre più seri che lo avevano portato in un letto in terapia intensiva a causa di una polmonite. Un quadro clinico che il suo fisico non ha retto.

Lo avevo visto l'ultima volta a dicembre scorso, quando con i ragazzi della redazione di TKART eravamo andati a Pesaro in TM Racing per fare degli articoli sui motori di ultima omologa. Ero arrivato nel pomeriggio e lo avevo trovato seduto al tavolo con un motore tra le mani che raccontava a Max e Giovanni il perché di queste e quelle scelte tecniche adottate. Mi aveva stupito: lui, che con la montagna di titoli vinti poteva snobbare clamorosamente due giovani di redazione, era lì a raccontare e spiegare tanto "ma non tutto, altrimenti aiutiamo troppo la concorrenza", diceva scherzando, ma al tempo stesso con un'umiltà propria di quelle persone che si sono fatte da sole, che hanno un'innata capacità di continuare a migliorarsi, senza accontentarsi mai, rimanendo con i piedi sempre ben piantati per terra. Nonostante i mondiali. Nonostante le innovazioni tecniche introdotte nel mondo del karting.

Se ne va una persona che, a dispetto di un'aria mite e un atteggiamento sempre e comunque schivo e apparentemente timido, aveva una mente incredibilmente vivace, acuta, brillante e una determinazione che solo chi vive di motori e competizione ha. E non parlo solo delle capacità tecniche che lo hanno fatto diventare "il signore dei motori a marce del kart" in tutto il mondo. Mi riferisco anche alla sua abilità gestionale di un'azienda che partita per essere la valvola di sfogo della passione di un pilota di kart, è diventata un solido riferimento assoluto nel karting mondiale, un fiore all'occhiello dell'industria motoristica italiana oltre che il posto di lavoro di decine e decine di persone che danno da vivere ad altrettante famiglie.

Ricordo ancora la prima trattativa tenuta in merito alla pubblicità della TM Racing che sarebbe dovuta uscire su TKART. Non so ancora bene come fece, ma alla fine della discussione dove ognuno ovviamente faceva la sua parte mettendo sul tavolo le proprie carte migliori, me ne andai concedendogli uno sconto fuori misura. E al mio "Signor Flenghi, mi sa che questa trattativa l'ha vinta lei, visto i prezzo che ha strappato!", lui con mezzo sorriso mi rispose "Ecco, vedi? Vai via con il contratto firmato e hai anche imparato qualcosa di nuovo oggi, non sei contento?". In effetti mi aveva tenuto un veloce master in trattative commerciali avanzate. Mi aveva letteralmente spiazzato, non me l'aspettavo che un signore così mite e apparentemente quieto, mi facesse su come un gomitolo.

Sapete, non è facile vincere e non farsi odiare, anzi, essere stimati. A lui riusciva benissimo. Gli era riuscito con me in una trattativa commerciale e gli riusciva in pista, la domenica, in gara, quando vinceva mettendo in fila tutti gli avversari. I quali - ve lo posso assicurare senza temere smentite - lo hanno sempre rispettato, apprezzato e stimato. Tutti, nessuno escluso. E nonostante le sconfitte subite. Perché perdere contro un avversario onesto dispiace- perché perdere non è mai bello - ma non genera rabbia.

Il signor Flenghi non amava apparire. Mai. Ogni volta che proponevo un articolo la risposta era sempre la stessa: "A noi non piace fare troppa pubblicità". Che tradotto nella mia testa significava "per noi contano i fatti, non le parole: per noi parlano le vittorie". Che sono tante, in tutto il mondo, da decenni.
Però un articolo lo voleva fare, me lo aveva proposto lui una volta che gli avevo chiesto del primo motore che aveva fatto: "Se ti interessa, quando ho tempo te li tiro fuori tutti i motori e facciamo un bell'articolo", mi disse.
Adesso che lei non c'è più, signor Flenghi, io quell'articolo lo voglio e lo devo fare lo stesso. In suo onore. Mancheranno i suoi aneddoti e le sue storie e tutti i dettagli che solo lei sapeva. Ma quell'articolo va fatto. Sono sicuro che Filippo (a lui e alla sua famiglia sono vicino e porgo le mie condoglianze) e Franco mi daranno una mano.

Riposi in pace,

Yanek Sterzel

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