L’idea della massa radiante MAX è nata da Marco Malverti, titolare insieme a Alberto Frigeri e Massimo Benedetti della New-Line Racing, analizzando un radiatore destinato a vetture di Formula 1. In particolare l’analisi si è soffermata sulla distanza tra le alette disposte in senso verticale che compongono la massa radiante. La massa radiante di radiatore di una F1 ha alette maggiormente ravvicinate se paragonata a quella di un radiatore standard di un’auto di serie che si guida sulle strade di tutti i giorni. Da qui i tecnici della New-Line Racing hanno identificato questa “regola” che relaziona la velocità media del veicolo con la quantità di alette della massa radiante: più bassa è la velocità media del veicolo e più distanziate sono le alette tra loro. La massa radiante standard utilizzata finora nel kart, derivata da quella usata per le vetture di serie, risulta progettata per un veicolo che impatta l’aria a velocità mediamente maggiore rispetto a quella di un kart in un kartodromo. Se ne deduce, quindi, che una vettura di uso quotidiano, viste le sue velocità medie, verrà investita - e con lei la sua massa radiante - da un getto d’aria con pressione superiore a quello che investe un kart che viaggia a velocità medie inferiori. Per questa ragione la quantità di alette di un radiatore per auto sarà necessariamente eccessiva rispetto alla quantità di alette effettivamente utile e necessaria per una massa radiante destinata a un uso kartistico. Alla luce di questa analisi, in New-Line si sono posti la domanda: esiste un veicolo che viaggia a velocità medie similari a quelle di un kart al quale “prendere in prestito” la massa radiante? Bene, sembrerà strano, ma la risposta è “sì, il camion”. Analizzando quindi le masse radianti dei veicoli industriali si è capito che per il karting era necessario adottare un diverso FIN PITCH rispetto a quello delle automobili, spostandosi quindi verso valori di FIN PITCH più in linea con quelli dei radiatori per camion.