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Tkart magazine

Editoriale | Beppe Gabbiani: una passione infinita

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BEPPE GABBIANI UNA PASSIONE INFINITA

23 Giugno 2016

Giuseppe Gabbiani, per tutti “Beppe”, è una delle... lingue più veloci della storia dei motori. Perché l’uomo nato a Piacenza nel 1957, non è solo un pilota partito dal kart e arrivato fino in Formula 1, passando prima e dopo per quasi ogni categoria che preveda 4 ruote e un motore, ma è anche una persona dalla verve instancabile e dal cuore pieno di ricordi. Capace di affascinare per ore con racconti intrisi di vera passione.

“Una passione come la mia ti nasce da dentro: i genitori possono fare qualcosa per accrescerla, e mio padre, molto appassionato, ha fatto di tutto, ma la scintilla vera è dentro di te. Poi, come questa scintilla si svilupperà, dipende da molti fattori. Io, per esempio, a 14 anni avrei voluto la moto per correre con i miei amici sulle tante piste da enduro intorno a Piacenza, ma i miei non volevano comprarmela. Così... mi sono dirottato verso il kart.

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Prima gara a Parma: stavo per vincere, ma mi sono girato e ho chiuso secondo.
Ripensandoci, in kart ho sempre vinto molto poco: in tre quarti delle gare a cui partecipavo era davanti, ma per un motivo o per l’altro, sono volato fuori. Ero troppo sicuro di quello che facevo, e questo è sbagliato, oltre a essere sintomo di immaturità. Andavo forte sia con l’asciutto sia con il bagnato, ma il mio difetto era la concentrazione: facevo 10 giri a palla e poi mi perdevo via e sbattevo. Insomma, avrei potuto fare di più, soprattutto perché il kart mi piace moltissimo e ancora oggi, a distanza di oltre 40 anni, ho nella testa quelle sensazioni che nessun’altra categoria in cui ho corso mi ha lascito.
Il kart insegna soprattutto la tenacia: è uno sport durissimo, fisico, psicologicamente stressante. Se sei bravo, hai 40 kart dietro, se sei mezzo bravo, 20 davanti e 20 dietro che spingono: allucinante.
Ho appreso tantissimo anche dai miei avversari dell’epoca: Patrese, Mombelli, Fullerton: Goldstein, De Angelis, Prost, Rovelli... Ma il mio riferimento era Piero Necchi: ho imparato a guidare con lui, sono diventato grande guardandolo e seguendo i suoi consigli, che mi sono tornati sempre utili, anche in auto.
A livello di piste, invece, me le sono sempre fatte andare bene tutte. Anche perché sono cresciuto con Pernigotti (forte pilota degli Anni ‘60-’70, in seguito meccanico di Gabbiani n.d.r.) che mi diceva: “Ti piace la pista? NO!? Chissenefrega! Tanto la gara è qui!”.

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