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TKART magazine Editoriale | Kees van de Grint: i regolamenti hanno ucciso l’inventiva nel karting?
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Kees van de Grint:
I regolamenti hanno ucciso l’inventiva nel karting?

Mattia Livraghi
22 Marzo 2022

TKART ospita un'interessante riflessione da parte di un opinion leader del nostro sport che contrappone la libertà assoluta ai regolamenti, i telai più bizzarri a quelli omologati, lo spirito rivoluzionario dei costruttori della prima era a quello conservativo di oggi. Per rispondere a una domanda di fondo: che effetto hanno avuto le regole sul karting?

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C’era una volta il karting. Quello del 1956 (data di nascita di questo sport) e degli anni subito successivi: pionieristico, artigianale, sperimentale, inzuppato di inventiva. A un certo punto della storia di questo sport, però, entrano in scena omologazioni e regolamenti. E qualcosa cambia. Eccome se cambia. Il desiderio e la possibilità di rischiare e rivoluzionare - dal punto di vista tecnico - dei costruttori si trasformano in un compito estremamente arduo, anche per il più frizzante dei geni. Il risultato? Ci si dirige verso il karting di oggi, caratterizzato da produzioni in serie, in mano a poche grandi aziende, in un mercato con una bassa propensione al rischio. Come è avvenuto questo cambio di pelle? Che vantaggi e svantaggi ha portato? Ce lo racconta Kees van de Grint, che ha vissuto in prima persona questa evoluzione da un punto di vista privilegiato.“In seguito alle quattro principali rivoluzioni nel disegno dei telai, che definiscono le quattro ere tecniche della storia del karting tra gli Anni ‘60 e gli Anni ‘70 (leggi “Viaggio nelle 4 ere tecniche della storia del kart” ), si verificano solo evoluzioni. Nei primi periodi, con regolamenti molto scarni, i progettisti potevano elaborare le proprie idee ed eventualmente tornare al tavolo da disegno per aggiustare il tiro. Ma quando, nel 1980, viene introdotta l’omologazione, pensare fuori dagli schemi tradizionali diventa un rischio finanziario considerevole.

Ex vicepresidente CIK-FIA e ingegnere Bridgestone in F1 nell’era Schumacher, una vita nel motorsport e un forte debole per il karting. Kees, persona dal carisma spiccatissimo, è uno dei massimi esperti della storia del kart, come testimonia la spettacolare collezione di go-kart storici che possiede.

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E così iniziamo ad assistere solo a semplici sviluppi. Per esempio, negli Anni ’60 vedevamo cerchi con diametri di quattro, cinque e sei pollici, mentre oggi il regolamento prescrive un diametro tassativo di cinque pollici, non lasciando spazio ad alcun esperimento.Con l’arrivo dell’omologazione, tutti i telai devono essere approvati da un ente governativo (oggi la FIA: Federazione Internazionale dell’Automobile) per la vendita in un particolare mercato o l’utilizzo in una determinata categoria del motorsport. Dunque, una volta approvati, i telai non possono più essere modificati (a meno che i costruttori non facciano una nuova omologa, cosa che può avvenire ogni tre anni): devono rispettare le misure registrate nell’omologa. Ovviamente ciò aumenta sia i tempi sia i costi necessari a variare il disegno di un telaio e a sperimentare soluzioni tecniche differenti. I regolamenti sono ormai basati sul concetto della ‘produzione di massa’, mentre nei primi periodi operavano centinaia di piccoli costruttori artigianali. Questi produttori costruivano telai per la propria ristretta area geografica o di conoscenze, ma a prescindere dalla competitività del prodotto, il fattore decisivo era il cronometro, non le scartoffie amministrative.

Hesta Kart: un telaio prodotto in Germania nel 1969 e fatto interamente di poliestere.

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