Solo la pista decreta la corretta carburazione; sul carrellino si può fare un primo riscaldamento del motore, ma anche accelerando al massimo non si trae alcuna indicazione sulla carburazione, perché il motore è privo di carico resistente.
Come base, si regolano le due viti, bassi e alti regimi, secondo le indicazioni del costruttore del carburatore. Quindi, dopo alcuni giri per portare in temperatura il motore, si inizia la carburazione dei bassi affondando il pedale del gas in uscita di curva: se la risposta del motore è un po’ esitante (fatica a salire di giri e crea discreta fumosità dallo scarico), significa che siamo “grassi”: bisogna chiudere leggermente la vite verso più vicina al motore fino a ottenere una progressione lineare del kart in uscita di curva. Se, invece, spingendo sul gas il kart non sale di giri all’istante, ma accelera bruscamente dopo un attimo (effetto interruttore) con un rumore quasi metallico, la carburazione è magra e bisogna aprire la vite per aumentare la portata di miscela.
Raggiunta una buona regolazione dei bassi regimi si passa agli alti. Se a fine rettilineo il motore (con il rapporto corretto) non raggiunge tutti i suoi giri di utilizzo, significa che abbiamo una carburazione grassa; bisogna quindi chiudere la vite più viicina al filtro in modo che il propulsore salga di giri fino al momento della staccata, oppure raggiunga il limitatore.
Per regolarsi, un aiuto può venire dal filtro dell’aria: se tappando in rettilineo uno dei fori di entrata dell’aria il kart accelera, significa che la carburazione è magra; viceversa, se rallenta, è grassa. Per i motori con limitatore, va sottolineato che, al raggiungimento dei giri massimi, l’intervento del limitatore va a ingrassare automaticamente la carburazione, perché la miscela olio/benzina non viene bruciata a causa delle mancate accensioni.